La leggenda del pianista (e basta)
Tutte le parole che finiscono per “ista” l’avevano sempre terrorizzato.
Dentista, soprattutto quella sì, ma anche brigatista, terrorista, apripista, ipnotista, alpinista, qualunquista, ma anche linotipista, batterista e mioddio … pianista. Velocista sarebbe stato bello assai … magari.
La sua storia, è quella di un pianista che non accettando la propria desinenza, appartenenza, diligenza e residenza, combattendo con il fato, a corto di fiato, si ritrovò in un momento tra sette nanosecondi in cerca di una Biancaneve piccolissima.
Ardua la sua impresa, piegato tra le pagine di un libro stregato e uno spartano spartito, tra un bramito, un barrito ed uno starnuto. Vestito e sudato di fustagno e velluto.
Approfittando dell’impasse del pianista, velocissimi, un manipolo di bemolle e di settime aumentate, organizzarono un pigiama party accoppiandosi sincronici al ritmo di un metronomo. Le quinte diminuite aspettarono fuori inferocite, battendo semiminime a più non posso, ma nessuno le fece entrare.
Il party andò avanti tutta la notte e il pianista dalla desinenza ecologista, non riuscì a venire a capo, problema che aveva sempre avuto anche nello scrivere. Non riusciva mai neanche ad andare a capo e la maestra lo rimproverava perché finita la riga del foglio, scriveva sul banco, sul pantalone del compagno, sul pavimento. I bidelli lo odiavano e poi, da adulto, anche durante i concerti, quando suonava con i suoi spartiti, lui, che non veniva mai a capo, aveva due assistenti che alla sua destra gli reggevano la partitura lunga sino alla seconda fila della platea, fin oltre la platessa, e già da allora questo odore di pesce risultò profetico.
Fu proprio in un momento di abbandono degno del miglior orfanotrofio, che al pianista balenò un cetaceo! Cos’altro volete che gli balenasse? Gli capitò proprio lì, tra bava e moccio e lui non seppe dire di no. Per anni aveva studiato tutto sul potere della mente e sulla legge di attrazione, ed ecco che lui, senza tutelarsi neanche un po’, si distrasse pensando per un attimo ad un cetaceo.
Un cetaceo di dimensioni spropositate , un capodoglio guardiano di campidoglio, ecco, un cetaceo della famiglia dei sottacetacei, quelli che ti rimangono un po’ sullo stomaco.
Fu così che lo ritrovarono una mattina a tarda ora, semisvenuto con un capodoglio sullo stomaco. Lo salvarono per un pelo, avvisati dai vicini che avvicinando il viso, sentirono gocciolare odore di pesce. Sollevarono l’animale per la coda. Scodinzolava ancora, lui, distruggendo l’angusto appartamento. Felice che qualcuno si prendesse cura della sua coda. Anche il pianista si sentì sollevato e riprese a respirare come faceva abitualmente ogni mercoledì a fine mattina.
La prima cosa che disse fu: << Devo aver mangiato qualcosa di pesante, ma sono ancora lucido, e brillò illuminato dal sole >> e poi proseguì:
<< Gli alieni mi hanno parlato. Mi hanno chiesto di essere la loro testa di ponte … a me … capite? A me testa di ponte non l’ha mai detto nessuno. Conquisteranno il pianeta. Non abbiamo scampo … Dio ce ne scampi … >>
Qualcuno giurò che stesse chiedendo altri gamberoni.
L’addetto all’argano lo guardò esterrefatto e appoggiò delicatamente il bestione in bagno chiedendo:
<< Va bene qui signor Belloni ?>>
Il pianista mancino, con lo sguardo sinistro, con la poca destrezza di un distratto, si alzò da quella che una volta era la sua poltrona ridotta ormai ad un mucchietto di macerie maleodoranti di pesce e si diresse in bagno a vedere come sistemare il capodoglio.
<< Qui, lo metta più qui, vicino al docciatore della vasca, non si sa mai, potrebbe pungergli una vaghezza di desiderio … Bollani, comunque>>
Proprio in quel momento suonarono alla porta, ma non era il solito suono. Suonò un’orchestra di orchitici fiati e contrappassi.
Il pianista dalla odiata desinenza affacciandosi alla finestra gridò:
<< Chi è a quest’ora?>>
<< Signor Bulloni?>>
<< NOOOO, Bollani! Perdinci! >>
<< Siamo la banda dei sette nani! C’è da firmare signor Bollani! C’è una raccomandata! >> E i sette nani indicarono una sventola tutta rossetto e curve avvolta in un tubino nero di due taglie più piccole.
<< Ci mancavano solo le raccomandate! Ai miei tempi se non si sudavano sette camicie, i sette nani uscivano nudi … altrochè >> bofonchiò il maestro dalla finestra.
<< Mandatela su, e datele uno straccio, così mentre sale si rende utile e pulisce le scale! E firmate voi … ora non posso scendere ho dei lavori in corso … >>
Più tardi, ma solo di poco, nel salotto consunto dell’artista
<< Grazie maestro, apprezzo la sua disponibilità >> disse Lola.
Il pianista si trovò, in rima, con un nodo in gola e si sentì un uomo vero mentre lei si accarezzava il tubino nero.
<< Di cosa si occupa Lola? Cosa posso fare per lei? Oltre che farle lavare le scale intendo … >>
<< Sono una dog sitter … taglie grandi , sono specializzata in animali da compagnia di grossa taglia … non so se mi spiego, maestro … mi scusi se ho gli occhi dolci e la voce languida … >>
<< Assunta!>>
<< Lola >>
<< Intendevo che l’assumo, può iniziare subito, io non ho tempo, soprattutto ultimamente, ho da seguire un progetto …>>
<< Un nuovo disco maestro?>>
<< Non proprio, direi più … un’invasione aliena, sono la loro testa di ponte … >>
<< Capisco, ahhh come la invidio, mi scusi se sospiro e ho lo sguardo da madonna con gli occhi al cielo e una miniatura di gonna … ci si deve sentire veramente importanti ad essere teste di ponte … >>
<< Le porto il guinzaglio, va là che è meglio >>
<< OOOOhhhh ma che bravo che è lei, maestro! Fa anche le rime … un poeta!>>
<< Rime?>>
<< Oh, non se ne accorge neanche … che ammmoreeee … ha detto: porto il guinzaglio, va là che è meglio … guinzaglio … meglio … capisce? Non si rende neanche conto di quanto è bravo … >>
<< Ah … pensa un po’ … e cos’altro le viene in mente che faccia ancora rima? >>
<< Non so … non mi faccia arrossire, maestro … vediamo … aglio? No, no ne ho un’altra! Capodoglio! >>
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